Oggi sempre più frequentemente si sente l’espressione “non-dualismo”, molti maestri ne parlano, e alcuni affermano di aver raggiunto questo stato di realizzazione.
Ma cosa si intende per non-dualismo?
È davvero uno stato dell’essere riservato a pochi risvegliati?
E il Tantra può essere considerato un percorso valido verso la non dualità?
Il non-dualismo, o non-dualità, significa letteralmente “non due” o “uno indiviso”, ed è la traduzione del termine sanskrito “advaita”. Con questa espressione viene indicato quello stato di coscienza completo, uno stato di unità, della vita e del tutto, presente a priori, nonostante l’apparente dicotomia con cui la mente umana vede le cose.
Sebbene questo stato di coscienza possa sembrare spontaneo, e molti maestri lo descrivono come tale, di solito, nei vari percorsi spirituali, viene visto come una maturazione che segue a una lunga preparazione attraverso la pratica ascetica o meditativa / contemplativa.
Il termine “non-dualismo” così inteso deriva dalla tradizione spirituale dell’ Advaita Vedanta, ma concetti molto simili di coscienza non-dualistica si possono trovare in quasi tutte le religioni e scuole spirituali, dall’Induismo al Buddismo, dall’ Islam al Cristianesimo alle tradizioni neoplatoniche.
Anche il Tantra offre essenzialmente una visione non-duale della vita e punta a far risvegliare la coscienza del praticante fino al raggiungimento permanente di questa comprensione (stato di illuminazione).
In realtà nel Tantra lo stesso parlare di “raggiungere” l’illuminazione è una contraddizione perché qualsiasi percorso si basa su una idea duale di separazione tra il punto di partenza e il punto di arrivo.
Il Tantra di fatto è una via che non ha un percorso, perché la destinazione è sempre già qui e ora, e il fatto stesso di essere convinti di avere dei limiti da superare è l’unica cosa che ci impedisce di realizzare la nostra vera natura illuminata e illimitata.
Tuttavia, da un punto di vista metodologico, il Tantra è una disciplina estremamente rivoluzionaria e profondamente diversa da altre tradizioni spirituali.
Essendo fortemente radicato nella realtà, nel corpo, il Tantra usa proprio la realtà duale per arrivare alla trascendenza di essa.
E non lo fa in modo filosofico, ma in modo esperienziale.
Il punto fondamentale su cui val la pena riflettere è la visione del corpo umano e il suo utilizzo quale strumento per la realizzazione di sé, che è uno dei capisaldi del Tantra.
Nel Tantra, attraverso l’esperienza nel corpo si arriva a cogliere la coscienza pura in cui sorge l’esperienza che chiamiamo corpo, si riconosce così la natura illusoria e impermanente del corpo, attraverso il corpo stesso.
Il Tantra non vede il corpo, la mente o il mondo materiale come un ostacolo al risveglio, perché ogni aspetto della realtà è visto come intrinsecamente sacro. Il divino può essere trovato ovunque in qualsiasi momento. In un percorso tantrico non lasciamo il mondo materiale per trovare il paradiso. Al contrario, troviamo il paradiso proprio nella nostra esperienza del mondo perché il Tantra presuppone che la realizzazione sia già nostra a prescindere.
Il Tantra è quindi estremamente diretto e immediato: proprio perché non esiste alcuna dualità, non ha senso contrapporre il sacro al profano, il divino al terreno. Nel Tantra il corpo è sacro e attraverso il corpo si può sperimentare il Divino.
In questo consiste il grande aspetto rivoluzionario – e anche la grande sfida – del Tantra a confronto con altre tradizioni spirituali in cui il corpo è inutile ed è addirittura visto come un ostacolo, nel momento in cui l’identificazione con esso impedisce all’Uomo di sperimentare il vero sé superiore.
Anche il Tantra afferma anche che il vero sé va oltre il corpo fisico, dato che in realtà l’Uomo è solo pura coscienza, ma questa coscienza, qui e ora, viene sperimentata attraverso e grazie a questo corpo fisico.
Il metodo che proponiamo in Tantralife è una forma molto pratica di esplorazione tantrica.
La maggior parte dei percorsi spirituali considera la realtà terrena come un’illusione e pertanto ti spinge a mollare l’identificazione con quella illusione attraverso un metodo “negativo”, ovvero, attraverso l’auto-indagine vieni spinto ad escludere tutto ciò che non sei: pensieri, emozioni, energia e ovviamente anche il corpo.
Il metodo Tantralife al contrario, vuole portarti alla stessa comprensione attraverso un procedimento “positivo”, ovvero, nello sperimentare così intensamente il corpo e il piacere da raggiungere la dimensione spirituale che pervade il tutto.
Ora, entrambe le metodologie possono essere ugualmente valide, e probabilmente qualcuno troverà più affine alle proprie inclinazioni una sola delle due, ma in questo si manifestano anche le trappole sul percorso.
Ad esempio, se qualcuno ha molta vergogna o giudizio per il proprio corpo, troverà molto più facile seguire un metodo per il quale il corpo non è altro che polvere, qualcosa da cui liberarsi, almeno idealmente, in quanto zavorra. Dimenticandosi così che anche il corpo fa parte della natura divina e, in fondo, di questo corpo abbiamo bisogno, almeno in quanto veicolo in questo viaggio terreno, per sperimentare il vero sé.
Allo stesso modo, se qualcuno è molto identificato con il corpo e ama godersi il piacere e la sensualità, la sessualità, ecc…, l’idea del Tantra di onorare e adorare la sacralità nel corpo potrebbe semplicemente portare ad una indulgenza dal sapore spirituale, non facendo altro che aumentare l’attaccamento già presente.
In entrambi i casi, sia che scegliamo di “rinunciare al corpo” o di “celebrare il corpo”, se perdiamo di vista il fatto che stiamo cercando di avvicinarci alla natura divina del sé e del tutto, la scelta che faremo sarà sempre duale.
In Tantralife proponiamo un approccio diverso, di sintesi (ecco la non-dualità) in cui non c’è scelta, dato che e in questa pura coscienza nulla è intrinsecamente giusto o sbagliato, e in cui non esiste un percorso pre-definito per tutti.
Così, di fronte ad una persona con grande vergogna e giudizio per il sesso, l’invito è ad affrontare il proprio giudizio e disgusto per il corpo fino a quando ci si rende conto che questa condanna del corpo è un ostacolo alla realizzazione del sé. Questa persona avrà bisogno di lasciar andare i propri giudizi sulla base di qualcosa che è stato sperimentato a livello concreto. Di contro, una persona ossessionata dal sesso o con forte attaccamento al corpo, avrà bisogno di sperimentare concretamente il proprio attaccamento, immergendosi a fondo nella sessualità, prima di poter lasciar andare l’identificazione.
Molto spesso attaccamento al piacere e giudizi verso il corpo convivono, rendendo la dis-identificazione ancora più difficile.
Ecco dunque che non esiste una via unica per tutti, ma nei corsi di gruppo Tantralife, in una atmosfera protetta ma di libertà, creiamo lo spazio di sperimentarsi nel corpo e nella sensualità senza giudizi.
Così diventa possibile, attraverso una esperienza del corpo e del sesso davvero liberato, accedere alla dimensione che va oltre il livello fisico.
Inoltre, in Tantralife questa esplorazione viene sempre affiancata dalla meditazione.
La novità dell’approccio Tantralife consiste nel proporre un metodo che stimola la capacità dell’osservatore cosciente e distaccato proprio nei momenti in cui l’esperienza fisica è più potente e coinvolgente (come nella sessualità) e quindi il rischio di identificazione col corpo più forte.
Infatti, se è relativamente semplice prendere distanza e riconoscere la non identificazione con gli aspetti mentali, col pensiero, con le emozioni, attraverso una pratica di auto-indagine, non è altrettanto semplice farlo quando si tratta delle sensazioni del corpo, soprattutto in relazione al piacere e alla sensualità.
Ecco dunque che in Tantralife la meditazione assume una importanza fondamentale, in quanto potente “strumento” per la dis-identificazione.
Imparare ad osservare senza giudizio ogni cosa diventa quindi un costante allenamento alla non-dualità.
E in Tantralife la pratica di meditazione viene applicata ai pensieri (non siamo i nostri pensieri), alle emozioni (non siamo le nostre emozioni), alle sensazioni del corpo (non siamo le sensazioni del corpo)… e quando impariamo a farlo persino con l’energia sessuale, possiamo davvero avere un assaggio di non-dualità, sperimentata sul campo del nostro essere umano e terreno!
Quando perdiamo via via tutte queste identificazioni, è possibile che sperimentiamo un senso di vuoto.
Se non siamo pensieri, emozioni, corpo, energia, cosa siamo?
Questo è il momento in cui occorre lasciarsi andare, altro allenamento costante che proponiamo in Tantralife, attraverso la pratica del let-go.
Ci vuole un grandissimo coraggio per lasciarsi andare in fiducia una volta che iniziano cadere tutte le nostre identificazioni.
Solo coloro che vogliono veramente e profondamente essere liberi saranno disposti ad andare avanti e lasciar andare tutto.
Per esempio, facendo l’amore… lasciarsi andare completamente eppure essere presenti a tutto.
Quello che scopriamo è che non scompariamo. Tutte le nostre idee su chi siamo cadono, eppure siamo ancora qui. Ciò a cui rinunciamo in realtà è il senso di separazione da noi stessi. Siamo semplicemente quello che siamo. Siamo a casa.
Entriamo in uno spazio dove c’è solo l’esperienza e nessuno che la vive. Il pensiero è. L’emozione è. Il corpo è. L’energia è.
E al tempo stesso svanisce la sensazione di “me” in quanto separato dall’esperienza che sto vivendo. C’è un senso di totale connessione con il tutto e di libertà illimitata. Ci espandiamo in tutte le direzioni. Non siamo in nessun luogo e siamo ovunque. E non c’è niente che dobbiamo fare perché siamo già a casa e lo siamo sempre stati.
Se vuoi entrare anche tu nel mondo del Tantra non-duale, ti aspettiamo con gioia ai prossimi corsi Tantralife.